Coronavirus Bari, un commerciante scrive a Decaro “Dal covid sono guarito ma ora mi ucciderà la crisi”

Giuseppe Iurlo è il proprietario di un negozio del centro di Bari.

L’uomo, disperato, ha deciso di scrivere un post sui social al sindaco, Antonio Decaro e gli ha detto così: «Io e la mia famiglia guariti dal Covid, ora ci ucciderà la crisi»

E poi spiega: «Sono guarito dal Covid ma ora ad uccidermi sarà la crisi … Allargate le maglie del bando Open, che esclude i negozi di fotografia».

«Sono un piccolo commerciante barese, nello specifico con il mio socio gestisco un negozio di fotografia a piazza Umberto I da 9 anni, ma lavoriamo in quella piazza dagli anni 90. Siamo uno degli ultimi negozi di fotografia di Bari, in una zona che ha visto chiudere tante piccole attività storiche a favore delle grandi catene, e con i pochi strumenti che abbiamo, nel pieno della crisi economica del 2011 siamo riusciti a mettere su un’azienda quando tutti pensavano che la stampa di foto fosse un campo morto con la nascita del digitale, a diventare con tanti sacrifici un punto di riferimento per la nostra città. Poi è arrivato il Coronavirus: eravamo tanto spaventati per la chiusura dell’11 marzo, ma ci siamo fidati di ciò che ci dicevano nelle conferenze stampa e nelle dirette facebook”

E poi continua: “ Mentre il sindaco Decaro  piangeva su via Argiro, a pochi metri da Immagini, piangevamo con lui, perché i suoi sforzi e i suoi sogni sono i nostri sforzi e i nostri sogni. Per 50 giorni, alla paura del futuro della mia azienda, si è aggiunta quella per la salute mia e della mia famiglia, perché noi quel mostro invisibile l’abbiamo conosciuto da vicino e in quattro l’abbiamo superato».

«Abbiamo tirato tanti sospiri di sollievo in questo ultimo mese: i nostri tamponi negativi, la curva del contagio che scendeva, i fondi stanziati per i più poveri, i prestiti a garanzia statale, la data di riapertura del nostro negozio. Abbiamo anche tirato un sospiro di sollievo quando sono stati stanziati dei soldi per i commercianti baresi, perché per noi quei € 1500 significano dignità: fatture saldate dei fornitori, maggiori DPI per la nostra sicurezza e per quella dei clienti del nostro negozio».

E poi ancora: «E potete immaginare la nostra sorpresa nello scoprire che a quei fondi si accedeva tramite un elenco ristretto di codici ATECO che ci escludevano, nonostante gli annunci che dichiaravano la misura per le attività del “commercio, artigianato e della somministrazione” colpiti dal lockdown. Abbiamo inviato mail e ci è stato detto che avrebbero segnalato la cosa, abbiamo anche pensato di fare comunque richiesta e aspettare l’esito, ma il sistema non consente di inserire un codice diverso da quelli autorizzati. Abbiamo chiamato l’assessorato e ci è stato freddamente risposto che “qualcuno ne doveva rimanere fuori, è una scelta politica, sicuramente avete ricevuto altri tipi di aiuti”.

E poi conclude così: “Da cittadino non credo che esista una volontà politica di escludere qualcuno, e non mi sento ingenuo nel credere che si tratti solo di un crudele, gigantesco equivoco burocratico. Ma questo equivoco va risolto, per la nostra dignità e per quella di tantissimi altri commercianti nella nostra situazione».