Alzheimer a rischio è chi utilizza sedativi contenenti benzodiazepine

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Una scoperta eccezionale è stata fatta da un team di ricercatori formato da studiosi di due delle università più prestigiose al mondo quella di Bordeaux in Francia e di Montreal in Canada.

La ricerca del team franco canadese ha evidenziato che il tremendo morbo di Alzheimer non è solo provocato da fattori ereditari ma anche dall’uso sistematico di antidepressivi.

Una cura di ansiolitici superiore ai tre mesi può aumentare, secondo i risultati dello studio del gruppo di ricercatori, il rischio ci contrarre il morbo di Alzheimer del 51%.

Dati molto significativi che aumentano sensibilmente se la terapia a base di antidepressivi duri più di sei mesi con aumento delle possibilità che possa manifestarsi la patologia dell’80%.

Ma non sono tutti gli ansiolitici che rientrano in questa speciale casistica ma quelli che determino la possibilità di insorgenza del morbo di Alzheimer sono gli antidepressivi aventi come principio attivo il benzodiazepine.

Sophie Billioti de Gage a capo del team di ricerche franco-canadese ha così commentato i risultati dello studio:“Ad ogni modo servono ulteriori studi per arrivare a provare in via definitiva che le benzodiazepine causino l’aumento di rischio. Inoltre si noti che le linee guida internazionali raccomandano terapie brevi, quindi il rischio da noi evidenziato si riferisce a un uso dei farmaci al di fuori delle raccomandazioni”.

A ricerca è stata portata a termine grazie a un lungo confronto tra 1.800 pazienti canadesi colpiti dal morbo di Alzheimer e più 7.000 persone che sono in cura con ansiolitici.

I risultati delle ricerche sono state pubblicate il 10 settembre sulla nota rivista “British Medical Journal”.

Subito si è innescata la polemica tra i medici sull’utilizzo o meno di ansiolitici aventi come principio attivo il benzodiazepine che in paesi come la Francia possono essere utilizzati per un periodo massimo proprio di 90 giorni.

Sul benzodiazepine da anni si discute se utilizzarlo o meno come ansiolitico soprattutto sulle persone che hanno compiuto più di 60anni e l’organizzazione mondiale della medicina molte volte ha raccomandato i medici da non prescrivere facilmente gli antidepressivi contenenti questo particolare principio attivo.

In Italia il ministero della salute non ha mai preso uno decisione in merito anche se più volte sollecitato dall’organizzazione dei medici.

L’ Alzheimer è una malattia che è stata scoperta nel 1906 e che ad oggi conta 44 milioni di malati cifra che tenderà a raddoppiare nel giro di quarant’anni.

Questo tremendo morbo è in grado di cancellare la memoria del paziente che negli stadi finali non riesce a riconoscere neanche i suoi più stretti parenti.

Una malattia, l’Alzheimer, al centro di tantissimi studi che però fino ad ora non hanno portato nessun effetto in grado di poter introdurre nel campo medico una cura che possa fermare il morbo o addirittura debellarlo.