Pd diffidente, Conte punta a Palazzo Chigi con la ricetta economica, “Tagliare tasse e burocrazia per rilanciare l’Italia”

Il leader del M5S, Giuseppe Conte, lancia la “terapia d’urto” economica con taglio delle tasse e meno burocrazia. Nel Pd cresce la diffidenza verso la sua strategia.

Dal pacifismo ai conti pubblici

Archiviata – almeno per ora – la battaglia sulla bandiera palestinese e sul fronte pacifista, Giuseppe Conte ha deciso di cambiare registro. Niente più piazze studentesche o slogan contro le armi, ma un ritorno al linguaggio dell’economia e delle imprese. In un lungo post pubblicato sui social, il leader del Movimento 5 Stelle ha proposto una «terapia d’urto» per rilanciare la crescita italiana.
Il piano, spiega Conte, passa attraverso un drastico taglio delle tasse, il ripristino del piano Transizione 4.0 e una forte semplificazione burocratica per le imprese. «Bisogna eliminare inutili scartoffie e ostacoli che bloccano chi produce», ha scritto. I fondi per finanziare il pacchetto dovrebbero arrivare da una serie di misure redistributive: taglio delle spese militari, tassazione degli extraprofitti delle banche e imposte sui giganti del web. Il post si conclude con una citazione che non è passata inosservata: «Si può fare» – lo stesso slogan che Walter Veltroni usò nel 2008 durante la campagna elettorale del Pd.

Conte torna “uomo di governo”

Accanto al messaggio scritto, Conte ha diffuso anche un video in cui incontra alcuni imprenditori toscani, ascoltando le difficoltà legate al caro-bollette, alla burocrazia e al calo della produzione industriale. Una scelta non casuale: proprio nel weekend si vota in Toscana e il M5S punta a confermarsi forza autonoma, capace di parlare anche al mondo produttivo.
È un cambio d’immagine netto: meno movimentista e più istituzionale, con toni misurati e look curato, come ai tempi di Palazzo Chigi. Il ritorno all’abito del “professore” e dell’ex premier sembra studiato per recuperare credibilità e proporsi come figura di governo più che di protesta.
Ma questa nuova versione di Conte non è passata inosservata. Nelle file del Partito Democratico, partner ma anche rivale del M5S, c’è chi osserva con crescente diffidenza le mosse dell’ex premier. «È bravo a far dimenticare di essere stato al governo due volte», sussurra un dirigente dem, convinto che Conte stia preparando la propria candidatura alle eventuali primarie di coalizione, pronto a proporsi come “il più credibile per Palazzo Chigi”.

Le tensioni con il Pd e la solitudine nei comizi

La campagna elettorale in Toscana ha messo in luce la distanza tra Conte e gli altri leader del centrosinistra. I comizi del campo progressista si sono tenuti separatamente: Elly Schlein, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e lo stesso Conte hanno scelto palchi diversi, senza apparizioni comuni. Secondo fonti interne, la segretaria dem avrebbe voluto condividere iniziative con il leader del M5S, ma lui si sarebbe sempre rifiutato.
Solo all’ultimo, a Scandicci, è stato organizzato un breve incontro con il governatore uscente Eugenio Giani, ma senza altri leader presenti. Un segnale chiaro: Conte vuole mantenere le distanze dal Pd, convinto che ogni collaborazione diretta con i democratici indebolisca il consenso del Movimento.
Nel partito di Schlein, però, c’è chi teme che questa strategia renda meno credibile l’intera coalizione. «Conte pensa di guadagnare voti da solo – commenta un esponente dem – ma così rischia di indebolire tutto il centrosinistra». Il dilemma, prima o poi, dovrà essere affrontato: un’alleanza che si fonda sulla diffidenza reciproca non può durare a lungo.

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