Coronavirus, il primario del San Raffaele di Milano “sono 21 giorni che non c’è un malato che arrivi nella mia terapia intensiva, su coronavirus non si dice la verità”

 Il Dottor Alberto Zangrillo, primario del reparto di terapia intensiva del ‘San Raffaele’ di Milano ha rilasciato alcune dichiarazioni decisamente importanti e di interesse nazionale.

Il Dottor Zangrillo ha detto che la situazione attuale dell’emergenza dettata dal coronavirus non è più quella che era all’inizio quando ci sono stati molti morti.

 Il dottor Zangrillo ha detto: “l’errore più imperdonabile sarebbe quello di attrezzarsi  pensando di costruire terapie intensive. La terapia intensiva è il fallimento della terapia di ogni malattia e soprattutto di questa. Noi dobbiamo agire prima.”

E, ancora: “Abbiamo disegnato un quadro che sviluppa una triangolazione ideale tra istituzione ospedaliera, tra l’agenzia per la tutela della salute e i medici di base. È indubbio che due mesi e mezzo fa non avevamo tutta questa organizzazione. Ma è molto importante la tempestività.”

E poi: “Troppo poco spesso in Italia vengono ascoltati i medici. Io vedo che molto spesso vengono ascoltati i matematici che disegnano delle curve. Quello che io voglio dirvi è che sono circa 21 giorni che non c’è un malato che arrivi nella mia terapia intensiva. La mia terapia intensiva è di riferimento. Questo qualcosa vuol dire. Non siamo in grado di dire se il virus si stia attenuando.”

“È possibile che il virus si adatti all’organismo umano e si stia modificando. Certo, non lo possiamo dimostrare. Ma non possiamo nemmeno stare fermi. Abbiamo ora la possibilità di mettere in atto tutte quelle misure che nell’emergenza non abbiamo potuto adottare.”

E poi ha spiegato: “Quindi la cura a domicilio e il riferimento all’istituzione ospedaliera tempestivamente. Perché se un malato lo curi tempestivamente lo puoi curare con efficacia. Altrimenti no.”

“Francamente sono molto amareggiato dal continuare a sentir parlare e denunciare il numero dei morti e dei contagiati. Con tutto il rispetto per le persone che ho visto morire, non ha alcun senso. Anche perché non dimentichiamoci che mentre stiamo parlando, stiamo trascurando altri pazienti che hanno altre malattie. Dobbiamo ripartire e curare anche quei pazienti con altre patologie che possono determinare un numero di morti infinito.”

 Zangrillo ha anche aggiunto: “Quando si indica un indice di letalità che ha come denominatore il numero dei contagiati che è assolutamente sottostimato, oltre a creare panico, non si dice la verità. Al di là dei numeri bisogna vedere quello che sta accadendo negli ospedali italiani. Prima il senatore Salvini faceva riferimento (era presente in studio a Porta a Porta n.d.r.)  alle tante terapie intensive, in realtà non è così. In realtà non è così. Quelle relative alle infezioni da coronavirus le stiamo smaltendo.”

E poi ha concluso: “Noi abbiamo due tensostrutture costruite a tempo di record che si stanno liberando. Poi dobbiamo essere dinamici nella fase di riapertura così come siamo stati progressivi nella fase di chiusura. Però così come siamo stati drammaticamente obbligati a chiudere tutto repentinamente per affrontare l’onda d’urto, dobbiamo essere molto di buon senso a riaprire in coerenza con quelle che sono le evidenze scientifiche. Che non sono solo quelle delle proiezioni, ma sono anche quelle delle osservazioni cliniche quotidiane.”