Massimi Giletti sotto scorta, le terribili minacce ricevute rendono la misura indispensabile

Massimo Giletti è finito sotto scorta e la misura, nonostante non gli vada giù affatto, è divenuta indispensabile come lui stesso ha dovuto riconoscere.

Massimo Giletti, che conduce l’Arena su La7 la domenica sera è sempre stato l’artefice di inchieste scomode e ha sempre dichiarato di voler fare nomi e cognomi dei soggetti implicati nelle varie inchieste, di non aver paura e che le minacce non lo avrebbero mai fermato.

Purtroppo, però, ora qualcosa è cambiato e si è dovuto arrendere alla misura della scorta divenuta, come lui stesso ha dovuto riconoscere, indispensabile.

Le inchieste di Massimo Giletti a L’Arena su La7

 Massimo Giletti ha il merito di aver scoperto molti pentoloni scomodi e, senza guardare in faccia nessuno, ha sempre fatto nomi e cognomi delle persone implicate.

Massimo Giletti ha sempre ricevuto minacce che, però, fino ad ora, non lo avevano mai fermato; ora, invece, qualcosa è cambiato e ha dovuto riconoscere lui stesso la pericolosità della situazione in cui si trova.

A decidere che è divenuta indispensabile la misura della scorta è stata la ministra Luciana Lamorgese, dopo che il boss mafioso Filippo Graviano lo ha minacciato.

Le dichiarazioni di Massimo Giletti dopo l’obbligo della scorta

 Massimo Giletti dopo che gli è stata comunicata come indispensabile la misura della scorta ha rilasciato le seguenti dichiarazioni in occasione di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Sono molto dispiaciuto e non posso dire molto. È obbligatorio, non posso sottrarmi”.

E poi ha aggiunto: “Solo noto che questo provvedimento della scorta arriva dopo che un quotidiano nazionale ha riportato le parole del libro di Lirio Abate. Perché hanno preso questo provvedimento solo dopo che la notizia è stata pubblicata da un giornale?”. Giletti con questa dichiarazione ha voluto far riferimento ad una intercettazione in particolare, quella dell’11 maggio durante la quale Graviano, nonostante in un carcere di massima sicurezza, parlava in questi termini sia di Giletti che del magistrato Nino Di Matteo: “Il ministro fa il lavoro suo e loro rompono il c***